Vanessa Ferrari

Nel vedere i volteggi e le acrobazie della Ginnastica Artistica non si può non rimanere affascinati, credo sia una delle più spettacolari discipline che si possano ammirare.
La vita da Ginnasta è dura e competitiva, e decisamente comporta non pochi sacrifici già in età molto acerba.
Fisici elastici e muscoli forti che esprimono leggiadria ma allo stesso tempo la massima potenza e precisione.
I rischi ci sono eccome, lo sa bene Vanessa Ferrari, classe 1990, con un curriculum alle spalle davvero sorprendente.
Vanessa partecipa a tre edizioni dei giochi olimpici, 5 medaglie mondiali e 10 europee, ma la più grande vittoria arriva ai Campionati Mondiali di Ginnastica Artistica nel 2006 in Danimarca, dove è la prima in assoluto a conquistare una medaglia d’oro!
A seguito di questa importante vittoria ottiene il Collare d’oro del CONI e solo un anno più tardi viene nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Tante le soddisfazioni, ma diversi anche i momenti difficili da superare a seguito di infortuni, non ultimo ai Mondiali di Montreal dove si rompe il tendine d’Achille nella seconda diagonale.
Vanessa non demorde, ed è attualmente in riabilitazione in vista di un possibile ritorno alle competizioni.

Cosa sognava Vanessa da bambina?
Quando ero piccola vidi una ginnasta in Tv sulla trave e mi colpì molto, tanto da chiedere a mamma di portarmi a lezione per imparare, ma all’epoca nel mio paese non c’era il corso di ginnastica e così cominciai con la danza. Dopo poco tempo però scoprii dei corsi in altri paesi limitrofi e così mi trasferii subito, a quell’epoca avevo 6 anni.
I miei avevano capito che era ben oltre una passione passeggera e così si informarono per delle classi più strutturate e professionali, dopo un test d’ingresso e all’età di 8 anni, venni presa a Brescia e cominciai il mio percorso a livello agonistico.

Anni di palestra, fatica e dedizione, come hai affrontato tutto questo?
Mi ricordo tanti allenamenti, 3 volte alla settimana, un impegno anche per la mia famiglia.
Per i primi due anni la mattina andavo a scuola nel mio paese e il pomeriggio mamma mi accompagnava a Brescia.
Poi dalla quinta elementare fino alla quinta superiore ho fatto doppio allenamento mattina e pomeriggio, mentre la sera andavo ad una scuola privata. La cosa difficile nel nostro ambiente è che tutto viene richiesto quando si è ancora tanto giovani e in questo modo si bruciano le tappe della crescita e dell’adolescenza, non è sempre facile.

Ho visto che sei fidanzata, come sei riuscita a conciliare la tua vita pvt alla vita da atleta? Immagino che anche in questa sfera non sia sempre così facile…
Io e Simone stiamo insieme da circa due anni e mezzo, mi reputo fortunata in questo senso perché lui mi fa un po’ da manager e mi aiuta tanto, oltre al fatto che così abbiamo più tempo da condividere.

La ginnastica artistica, molto più di altre discipline, prevede un certo regime alimentare. Confermi o è una falsa leggenda?
Credo sia un falso mito da sfatare. E’ ovvio che se pesi meno fai meno fatica, ma tutto deve essere rapportato e giustamente proporzionato: peso, altezza, massa magra e grassa, e così via dicendo.
In passato hanno sbagliato con me, un’alimentazione troppo restrittiva e l’eccessivo dimagrimento non aiutano affatto.
Quando hai fame, ti alleni senza forze e questo è deleterio.
Per fortuna negli ultimi anni le cose sono cambiate e non si tende più a contenere il peso sotto un certo livello pericoloso anche per la salute, bruciamo tanta energia e abbiamo assoluto bisogno di reintegrarla.
Non ci sono più gli allenatori che controllano in modo fiscale cosa mangiamo o quanto pesiamo… Prima era un appuntamento giornaliero mentre ora c’è un Dottore che verifica il peso una volta al mese, valutando però anche tutti i valori corporei e lo stato di salute generale. Credo sia un grande passo in avanti, era davvero necessario.

Trave, volteggio, parallele asimmetriche e corpo libero, dove pensi di esprimerti al meglio? E quello che temi di più?
Il mio attrezzo preferito è sempre stato il corpo libero, è dove mi esprimo al meglio delle mie capacità.
Però purtroppo i miei problemi ai tendini mi hanno limitato molto.
Oggi faccio solo questo stile ma in passato forse quello che temevo di più erano le Parallele, non ero nella palestra adatta e con i giusti attrezzi. Per queste ragioni le ho allenate poco e male, e quindi anche crescendo ho fatto maggiore fatica con il volteggio.

Un tuo pregio e un difetto?
Il mio pregio è che se voglio qualcosa faccio di tutto per ottenerla, mentre il difetto è che se ho un problema faccio fatica ad isolarlo, voglio risolvere al più presto e fino a quel momento non riesco a vedere il lato positivo delle cose.

Hai ottenuto tante vittorie, medaglie, riconoscimenti anche dal CONI. Tra tutti questi attimi di gioia quale custodisci con più affetto e perché?
Il Mondiale del 2006 che ho vinto e che ha scritto la storia lo porto ovviamente nel cuore, ma l’affetto e il sostegno delle persone è qualcosa di grande e per cui sono grata, sempre vicini anche nei momenti difficili come nella delusione del quarto posto a Londra o nel recente Mondiale dove mi sono rotta il tendine.

Come hai reagito di fronte agli i infortuni? Dolore fisico e immagino fortemente emotivo…
Il dispiacere è grande, so che se fossi stata gestita da piccola diversamente, sia come alimentazione che nelle tecniche di allenamento o addirittura nella prevenzione, le cose sarebbero andate forse in un altro modo e certi traumi li avrei potuti evitare.
Ma nonostante dei limiti fisici, so in coscienza di aver sempre dato il massimo che potevo e questo mi fa stare bene con me stessa.

Nella ripresa dell’attività sportiva e nel gareggiare, come ad esempio a Pechino 2008, credi di aver azzardato troppo e troppo in fretta dopo gli infortuni? Senti di doverti rimproverare qualcosa?
Onestamente no, so che qualcuno me lo attribuisce, ma dall’intervento dopo l’infortunio è passato un anno prima che gareggiassi nuovamente e credo sia un giusto tempo per riprendere l’attività.
Un tendine si può rompere da un momento all’altro, anche facendo le scale… E’ vero che avevo dei precedenti alle spalle ma mi sono sentita pronta per rimettermi in gioco.

Ai recenti Mondiali di Montreal 2017 hai avuto un altro duro colpo, un ennesimo infortunio al tendine. Come ti stai riprendendo?
Mi hanno dato sei o sette mesi di fermo e oggi faccio solo riabilitazione, niente allenamenti.
Ancora non cammino bene e non so pronunciarmi su un’effettiva ripresa, guarire nel modo giusto è la mia priorità ma quando il fisico si sarà ripreso al 100% deciderò cosa è meglio per me.
Ovviamente farò di tutto per continuare l’attività sportiva e riprendere a gareggiare.

Sembri molto equilibrata, come coltivi la parte interiore?
Mai praticate discipline olistiche, col tempo ho semplicemente acquisito maggiore consapevolezza, anche se andando avanti sento ancora di più la tensione quando sono in gara e non nego, anche la paura di farmi male.
La memoria degli infortuni è viva e pure il fisico accusa i traumi subiti nel tempo.

Obiettivi futuri? Ho letto che ti piace insegnare…
Prima capirò il mio destino sportivo ma in futuro non mi dispiacerebbe insegnare. Quando ho tempo faccio già degli stage e vorrei dedicarmi anche a dei Camp aperti a tutti, non solo alle leve emergenti.

Quando sport, musica e spettacolo si incontrano, com’è nata la collaborazione con Valerio Scanu per il  video “Credi in me”?
Mi è piaciuto girare il video con Valerio Scanu, è stata una bella esperienza che vorrei ripetere. Peccato non l’abbia conosciuto di persona, la troupe è venuta nella mia palestra per le riprese ma lui non c’era.

E l’esperienza televisiva di “Ginnaste, vite parallele”?
Per quel che riguarda “Ginnaste, vite parallele” io non ho partecipato alle prime edizioni ma soltanto ad un paio di puntate nel 2016, poi era incentrato all’Accademia di Milano, mentre io mi alleno a Brescia.
Ma a parte questo, l’essere seguita perennemente dalle telecamere per un anno intero sarebbe stato davvero impensabile, gli allenamenti e la mia vita sportiva hanno in assoluto la precedenza.

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